Per adolescenza si intende comunemente un periodo di crescita che va dagli 11 (pre-adolescenza) ai 19 anni circa (tarda adolescenza) che coinvolge cambiamenti fisici, psicologici, sociali e relazionali.
Definire l’adolescenza come un periodo temporalmente circoscritto è solo uno dei modi possibili di definirla.
Secondo la prospettiva costruttivista lo sviluppo umano è un processo in continuo movimento durante l’intero arco della vita, ma durante l’adolescenza i cambiamenti sono particolarmente intensi e rapidi.
Lo sviluppo puberale segna l’inizio di questo percorso di crescita, e coinvolge diverse modificazioni morfologiche e funzionali, le principali sono:
Lo sviluppo fisico richiede una significativa riorganizzazione della propria percezione di sé e una ridefinizione dell’ identità personale. Il vissuto emotivo rispetto alle modificazioni corporee della pubertà è correlato al significato personale che ciascuno gli attribuisce, coerentemente alla propria storia di vita e alle proprie attese: per alcuni i cambiamenti del proprio corpo rappresentano una fonte di disagio e preoccupazione, per altri invece una scoperta che può anche entusiasmare.
“Lo sviluppo delle categorie mentali utilizzate per dare senso alle modificazioni corporee è influenzato da aspetti legati alla propria storia personale, dalle proprie aspettative e dalla percezione di quello che è lo sguardo altrui sul proprio corpo” (Petter, 1999);
Un aspetto considerato cruciale in questa fase di sviluppo è la costruzione dell’identità personale: si tratta di un processo graduale che inizia nell’infanzia e prosegue per tutta la vita. Secondo l’approccio cognitivo-costruttivista l’identità personale viene continuamente sottoposta a costruzione e revisione in seguito alle esperienze e alle relazioni che la persona intraprende lungo il percorso della propria vita. Questo processo può rivelarsi particolarmente complesso in adolescenza.
In questa fase della vita, come in altre fasi della vita caratterizzate da grandi cambiamenti, aumenta la possibilità di andare incontro a un processo di crisi, o scompenso.
Nel processo di costruzione dell’identità, il gruppo, in particolare per gli adolescenti, rappresenta lo spazio privilegiato in cui fare esperienze, dove confrontarsi, rispecchiarsi o differenziarsi. Il gruppo diventa un punto di riferimento importante in cui non solo riconoscersi, ma in cui trovare un sostegno nell’esplorazione di se stesso e del mondo.
“Rispetto all’infanzia, il gruppo ricopre tutta una serie di nuove funzioni che hanno a che fare con il desiderio di scoperta e di esplorazione da compiere fuori dal controllo degli adulti ma, al contempo, all’interno di un contesto protetto e in una condizione di parità” (Pietropolli Charmet, 2000; Petter, 1990).
Inoltre sono diverse le modificazioni sul piano dello SVILIPPO COGNITIVO.
Secondo la teoria di Piaget (1896- 1980) tra gli 11 e 14 anni la persona sviluppa la capacità di pensare in modo astratto e ipotetico (cosiddetto pensiero ipotetico-deduttivo), formando ed esprimendo opinioni. L’adolescente raggiunge la capacità di riflettere sulla propria esistenza (chi sono? cosa voglio fare? piaccio agli altri?) con modalità nuove, più complesse rispetto al periodo precedente.
Per arrivare a una maggiore chiarezza su sé stessi e su chi vogliono diventare gli adolescenti hanno bisogno di sperimentarsi, di mettere alla prova attivamente le proprie idee in evoluzione sul mondo e su se stessi. Quello che succede nell’interazione tra il proprio modo di percepire se stesso e gli altri e le conferme o le delusioni che riceve dall’esterno, è parte determinante del processo di costruzione del sè.
La complessità e l’articolazione di questo modo di pensare può rendere vaga la percezione di sé stessi e comportare uno stato emotivo di forte instabilità, caratterizzato da insicurezza e confusione. Eventi come ad esempio un brutto voto a scuola o una lite con un amico, possono improvvisamente essere vissuti in modo drammatico come problemi irrisolvibili. L’adolescente non avendo ancora una struttura adeguata per fare i conti con l’immediatezza degli eventi si trova a dovere imparare ad elaborarli e a gestirli con modalità necessariamente nuove e più funzionali.
Uno dei compiti specifici dell’adolescenza è l’affermazione della propria indipendenza, per raggiungere la quale l’adolescente può mettere in atto comportamenti di ribellione, a volte con impulsività, che richiedono ai genitori, e agli adulti in generale, uno sforzo di comprensione.
I conflitti nelle relazioni possono intensificarsi: le regole familiari, per esempio quelle che regolano la quotidianità (orari pasti, a tavola insieme, a che ora si va a letto, quanto tempo passare davanti al pc etc…), vengono contestate dai ragazzi, ma questo non significa che non ne abbiano bisogno. Per i ragazzi di 12, 15 anni sapere che c’è un momento stabilito, sempre quello, in cui è pronto il pranzo o la cena, potersene lamentare, oppure sapere che esistono regole per il rientro a casa, provare a infrangerle, è rassicurante e fa sentire amati. Il desiderio di indipendenza e autonomia dai genitori va di pari passo con il bisogno di protezione e contatto negli adolescenti.
“Ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che, non importa quanto tremendi o esagerati i miei sentimenti siano, non distruggeranno me, né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono pessimo, anche quando sembra che io non ti ami. Ho bisogno che tu ami te stesso, e me, che tu ci ami entrambi e per conto di tutti e due. Lo so che fa male essere antipatici, avere etichette di quello marcio. Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu lo tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti per farlo. Perché io non posso in questo momento. Basta che non rinunci a me, che non rinunci a questo conflitto. Ne ho bisogno.” (Gretchen L Schmelzer, una psicologa e scrittrice statunitense, ha scritto la lettera che gli adolescenti vorrebbero scrivere ai loro genitori.)
Questa particolare fase del percorso di crescita, coinvolge inevitabilmente l’intero sistema familiare in un processo di separazione e individuazione che vede impegnati genitori e figli.
“La famiglia deve sincronizzarsi su due movimenti che possono andare in direzioni molto diverse tra loro: da un lato, la tendenza del sistema all’unità e all’appartenenza e, dall’altro, l’autonomia e differenziazione dei singoli membri” (Carrà & Marta, 1995).
Notevoli sono i compiti di sviluppo di questa fase della vita, comprenderli può aiutare i genitori e gli adulti in generale ad osservare con maggiore tolleranza l’adolescente che hanno di fronte e ad evitare irrigidimenti nella relazione con lui/lei che potrebbero esasperare una conflittualità fisiologicamente già presente tra adulto e adolescente.
Ma l’adolescenza, per quanto complessa e ricca di stravolgimenti psicofisici, è una fase fisiologica e naturale di crescita e non un’età problematica in sé.
Nella maggior parte dei casi infatti si risolve senza rilevanti difficoltà. L’esito positivo o negativo di questa fase può dipendere da molteplici fattori, uno su tutti dalla modalità personale di imparare dall’esperienza e di auto-riferirsi l’esperienza vissuta.