La Dipendenza affettiva – Psicologa Bologna
“Ora si accorge che, per quanto egli cerchi di ribellarsi, il pensiero di lei lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata, ogni cosa, persona, situazione, lettura, ricordo, lo riconduce fulmineamente a lei attraverso tortuosi e maligni riferimenti. (…) E capire che la faccenda è ridicola, stolta e rovinosa, che è la classica trappola in cui cadono i cafoni di provincia, che chiunque gli avrebbe dato dell’imbecille e che perciò da nessuno può attendersi consolazione”. (Dino Buzzati, 1963).
Cos’è la dipendenza affettiva?
La dipendenza affettiva sebbene non rientri tra i disturbi mentali diagnosticati nel DSM-5, viene classificata tra le “nuove dipendenze” di tipo comportamentale, tra cui si ritrovano la dipendenza da Internet, il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da sesso, la dipendenza da sport, lo shopping compulsivo, la dipendenza da lavoro.
Per dipendenza affettiva patologica si intende una relazione tra due persone dove è quasi assente una reciprocità affettiva, e che viene mantenuta nonostante il malessere psicologico e/o fisico che procura ai partner. Si tratta di relazioni che diventano insoddisfacenti e frustranti, ma da cui uscirne può sembrare impossibile.
Una precisazione importante: Cosa intendiamo per DIPENDENZA e INDIPENDENZA affettiva?
- Un pò di teoria: Il contributo di Fairbairn (1952)
- Vittorio Lingiardi (2005) definisce indipendenza autentica la capacità di dipendere da altre persone, e di permettere ad altre persone di dipendere da noi. Dunque, più che di una polarità dipendenza-indipendenza sarebbe meglio parlare di dipendenze sane e dipendenze patologiche definendo patologiche le forme non negoziabili di dipendenza o le pretese, eccessive e illusorie, di indipendenza.
“La vera indipendenza consiste nel dipendere da ciò che si vuole”.
(Frédéric Dard)
Perché non riesco a staccarmi da Lui/Lei?
Ci sono diverse analogie tra la dipendenza affettiva e altre tipologie di dipendenza, come la dipendenza da sostanze per esempio.
Il ruolo della Dopamina nella dipendenza:
Nelle dipendenze comportamentali proprio come nelle dipendenze da sostanze possono crearsi le condizioni in cui viene stimolata la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore presente nel cervello che svolge numerose funzioni, sia a livello del sistema nervoso centrale sia a livello del sistema nervoso periferico.
Per quanto riguarda il sistema nervoso centrale elenco alcune tra le funzioni principali:
- controllo del movimento (determina movimenti coordinati, ad una velocità adeguata)
- umore (influisce sul tono dell’umore determinando una sensazione di benessere psico/fisico)
- meccanismo della ricompensa (il cervello rilascia dopamina in associazione a circostanze ed attività gradite)
- sensazione di piacere (rilascia sensazioni di benessere)
Il cervello, in alcuni casi, viene “addestrato” a rilasciare dopamina in associazione a particolari comportamenti, come lo shopping o il gioco d’azzardo o, in questo caso, la vicinanza alla persona – oggetto della dipendenza.
L’importanza di fare esperienza delle proprie emozioni
Tutte le forme di dipendenza possono essere viste come tentativi poco funzionali di regolare le tensioni emotive che il soggetto avverte come perturbatrici del suo equilibrio personale.
Regolare le proprie emozioni in modo efficace e durevole nel tempo vuol dire essere in grado di dare un nome a ciò che si prova, riconoscerlo ed esprimerlo in maniera funzionale e comprensibile. Oltre ad essere in grado di rispondere alle emozioni altrui in modo empatico e coerente.
Ma per alcune persone quella del vivere le proprie emozioni non è una strada “conosciuta”.
C’è dipendenza e dipendenza:
Quello che differenzia una dipendenza da un’altra è la particolare esperienza, o comportamento, che la persona mette in atto con l’intento di gestire e controllare i propri sbalzi emotivi.
Come riconoscere se ho un problema di dipendenza patologica?
I sintomi più comuni associati alla dipendenza affettiva patologica sono:
- Ansia
- Pensiero “ossessivo” nei confronti del/della partner, e, in generale, nei confronti della relazione: “ti penso di continuo, ti trovo in tutto ciò che faccio “
- Depressione, sensazioni di estraneità e vuoto di fronte alla minaccia che il legame possa rompersi o in seguita a una rottura già avvenuta. (come se la vita non potesse andare avanti senza quel legame).
Il requisito chiave della dipendenza affettiva patologica è l’incapacità degli attori coinvolti a uscire dalla relazione nonostante ne riconoscano le conseguenze negative e il malessere prodotto, vanno avanti tollerando le oscillazioni tra alti e bassi.
La dipendenza affettiva si instaura proprio all’interno di una tensione tra il “non poter vivere con” e il “non poter vivere senza”.
Chi è più vulnerabile e a rischio di sviluppare una dipendenza affettiva?
Di seguito descrivo brevemente a titolo esemplificativo due tipologie di persone a rischio di sviluppare nel tempo forme di dipendenze affettive patologiche. Si differenziano per il percorso di sviluppo e per le relazioni precoci sperimentate:
- Chi nel suo percorso di sviluppo ha sentito minacciata la relazione con la madre nel momento in cui provava ad allontanarsi da lei. Il mondo fuori è percepito ostile, pericoloso, da temere. Da adulto vive come una minaccia alla sua sopravvivenza allontanarsi, separarsi, anche solo immaginare di separarsi dalla persona di riferimento dalla quale di volta in volta dipende.
- Chi durante lo sviluppo ha imparato ad accantonare, a camuffare quegli aspetti di sé che non hanno trovato approvazione, riconoscimento da parte della madre, spesso critica, imprevedibile e ostile. Ha maturato un’idea di sé come sbagliato, non amabile, inadeguato. Ed è disposto a qualsiasi cosa per sentirsi amato.
“Offrire amore nella speranza di essere ricambiate diventa la costante di tutta la nostra vita. E, poiché la nostra strategia non funziona, riproviamo, amiamo ancora di più. Amiamo troppo.” (“Donne che amano troppo” Robin Norwood, 2013).
Quando l’oggetto d’amore appare irraggiungibile:
Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata e’ irraggiungibile per colui o colei che ne dipende.
Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza affettiva si fonda sul rifiuto, e se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non avrebbe terreno fertile per crescere. L’amore cresce in modo proporzionalmente inverso all’irrisolvibilità dei problemi incontrati.
Quello che incatena nella dipendenza affettiva e’ l’ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. Di riuscire a tenere vincolato a sé la persona amata.
La dipendenza patologica si basa su un’idea rigida dell’altro come unico dispensatore di piacere, idealizzato e irraggiungibile, e su un’idea di sé come soggetto estremamente fragile, non in grado di cavarsela autonomamente.
Una concezione sana della dipendenza, invece, si basa sulla capacità di entrambi i partner di muoversi con flessibilità tra il “dipendere e far dipendere”, dalla posizione dipendente a quella dominante a seconda dei propri bisogni e desideri.
L’amore diventa un rifugio:
“Il sogno, quando troppo vissuto, o familiare, diventa una nuova realtà; la tirannizza, smette di essere un rifugio”. (Fernando Pessoa)
Il piacere che si ricava da una qualsiasi forma di dipendenza patologica deve intendersi come immersione in una realtà che fa stare bene, un rifugio mentale, un porto sicuro, lontano anni luce dalla realtà gravosa sperimentata tutti i giorni.
Potersi rifugiare in questo mondo “altro” ritirandosi dal vero scambio reciproco, permette di dissociare le emozioni, gli stati mentali conflittuali e regala la preziosa illusione che tutto sia “risolvibile.”
Nel lungo termine, questo tipo di rapporti può compromettere il buon funzionamento della persona in aree importanti della sua vita come il lavoro, le amicizie e la famiglia.
“Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L’amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame”. (Zygmunt Bauman)
Le tipologie di dipendenti affettivi
L’associazione americana Dipendenti Affettivi Anonimi (Love Addicted Anonymous) ha delineato alcuni profili tipici dei dipendenti affettivi:
- Dipendente Affettivo Ossessivo. Non riesce a chiudere la relazione, anche se il partner non è emotivamente o sessualmente disponibile, è incapace di comunicare, si mostra distante, svalutante, abusante, egocentrico, egoista, controllante, ed è a sua volta dipendente da qualcos’altro (alcool, droghe, gioco d’azzardo, etc.)
- Dipendente Affettivo Co-dipendente. Si tratta del profilo più comune e tra quelli che si riscontrano più spesso in psicoterapia. Nella maggior parte dei casi, ha una bassa autostima e un estremo bisogno di non perdere la persona da cui dipende, prendendosene cura, controllandola con strategie passivo-aggressive, o accettandone gli abusi. Tutto questo nella speranza che, un giorno, venga ricambiato.
- Dipendente dalla Relazione. Al contrario delle altre tipologie, non si sente più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo andare, ad andarsene. Di solito, si sentono estremamente infelici e terrorizzati dalla possibilità di rimanere da soli.
- Dipendente Affettivo Narcisista. Questa tipologia di dipendente usa la seduzione e la dominazione per controllare il proprio partner. Al contrario del co-dipendente, che accetta e sta nella sofferenza, il narcisista non permette che qualcosa ostacoli il proprio benessere, si mostra indifferente e distaccato. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, precipita in una grande crisi e sarebbe disposto a usare qualunque mezzo per non perdere la relazione, dalla seduzione fino ad arrivare alla violenza fisica. Difficilmente questa tipologia di persone chiede un trattamento psicoterapeutico.
- Dipendente Affettivo Ambivalente. Questa categoria, generalmente, soffre di un disturbo di personalità evitante, che causa una ricerca estenuante dell’amore, ma allo stesso tempo il panico di trovarsi in intimità. Questa combinazione può portare, in alcuni casi, a ricercare l’amore di persone non disponibili e irraggiungibili mentre, in altri, a interrompere bruscamente le relazioni poco dopo averle iniziate quando incominciano a diventare più intime e serie.
- Seduttore Rifiutante. Questo dipendente affettivo ricerca un partner per ottenere affetto, compagnia o sesso ma poi, quando si sente impaurito dall’intimità, rifiutarlo, alternando ciclicamente disponibilità e indisponibilità.
- Dipendente Romantico. La dipendenza, in questo caso, riguarda più partner simultaneamente. Al contrario, però, dei dipendenti sessuali, che non cercano legami sentimentali, i dipendenti romantici instaurano legami sentimentali anche molto intensi con tutti i loro partner, anche se li mantengono per poco tempo o si sviluppano contemporaneamente. Il tentativo sembra quello di evitare di investire e o di lasciarsi coinvolgere intimamente e in modo stabile.
Cosa fare per la dipendenza affettiva:
- Il primo passo nella direzione del superamento del problema è riconoscere di non riuscire a venirne a capo.
- Cercare l’aiuto di un professionista psicoterapeuta.
- Incominciare a pensare che è possibile cambiare, sempre.
Riferimenti bibliografici
- Vittorio Lingiardi, “Personalità dipendente e dipendenza relazionale: aspetti diagnostici, descrittivi e dinamici”, in Caretti V., La Barbera D., Le dipendenze. Milano, Cortina, 2005.
- Gabriele Chiari, Maria Laura Nuzzo, “Con gli occhi dell’altro. Il ruolo della comprensione empatica in psicologia e in psicoterapia costruttivista.” Unipress, Padova, 1998.
- Robin Norwood,”Donne che amano troppo.” Feltrinelli, 2013.
- Zygmunt Bauman, “Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi.” Roma-Bari, Laterza, 2004.
- Dino Buzzati, “Un amore”. Arnoldo Mondadori, 1963